Le uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Bivongi” hanno origini antichissime. I comuni che rientrano a far parte della DOC Bivongi sono ad oggi undici (Bivongi, Camini, Caulonia, Guardavalle, Monasterace, Pazzano, Riace, Roccella, Stilo, Stignano e Reggio Calabria.

Tutto parte nel VI sec. a.c. a Kaulon i cui resti sorgono nei pressi di Punta Stilo, nel comune di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria. Kaulon era una città emancipata dalla sudditanza di Crotone, tanto che poté emettere moneta e anche molto ricca di materie prime, avendo terreni molto fertili lungo le aree costiere e collinari. La coltivazione principale era quella del vino e questo contava i maggiori guadagni in quanto lo stesso vino veniva commercializzato in tutto il Mediterraneo. Questo è testimoniato dal ritrovamento di sette palmenti (ovvero il luogo in cui avveniva la pigiatura dell’uva per produrre il mosto che veniva riposto in grandi vasche) scavati nella roccia a Caulonia e una ventina a S. Caterina. Nei secoli a seguire i diversi accadimenti accrebbero la produzione e la commercializzazione del vino sino ad arrivare nell’Africa settentrionale che divenne il mercato più promettente. Nonostante la colonizzazione Bizantina (verso il 1050 a.c.) e non solo, la coltivazione delle viti continuò a permanere nell’area DOC di Bivongi.

Nel 1457 il monastero di San Giovanni Theresti, che si trova nella campagne del comune di Bivongi, in una vallata sovrastata dalle ripide pareti del monte Consolino, denominata “Vallata bizantina dello Stilaro, produceva circa centosessantamila litri di vino. Oggi sarebbe il principale produttore della DOC di Bivongi, in quanto nessun agricoltore produce quanto il monastero.

Nel 1996 il territorio, viste le particolari attenzioni rivolte alla coltivazione della vite, conquista il riconoscimento con la DOC di Bivongi.

Molto apprezzate sono risultate soprattutto nel XX secolo le produzioni di vini robusti, con gradazione alcolica sostenuta. Accanto a questi vi era una produzione di passiti che rendeva i prodotti vinosi di Bivongi unici ed apprezzati nel comprensorio e nella provincia di Reggio Calabria.

Prodotto di nicchia il Bivongi viene apprezzato da estimatori e giovani anche per il gusto rotondo creato da una equilibrata presenza di glicerina e da una alcolicità contenuta a testimonianza del fatto che il vino non è un alimento tal quale bensì un prodotto che si accompagna ai cibi, come si legge nella etichetta del Bivongi.

Vitigni – Grado alcolometrico minimo – Invecchiamento e qualifiche

Base ampelografica

I vini a denominazione di origine controllata “Bivongi” devono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti aventi nell’ambito aziendale, le seguenti composizioni ampelografiche:

Gaglioppo (e suoi sinonimi), Greco nero, da soli o congiuntamente dal 30% al 50%;

Nocera, Calabrese, Castiglione da soli o congiuntamente dal 30% al 50%.

Possono concorrere alla produzione di detto vino, fino ad un massimo del 10% le uve a bacca nera e fino ad un massimo del 15% le uve a bacca bianca, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la Regione Calabria iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino approvato con D.M. 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti, riportati nel disciplinare.

Greco bianco, Guardavalle e Montonico bianco da soli o congiuntamente dal 30 al 50%;

Malvasia bianca e Ansonica, da soli o congiuntamente dal 30 al 50%.

Possono concorrere alla produzione di detto vino, fino ad un massimo del 30%, le uve a bacca bianca provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la Regione Calabria, iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, riportati nel disciplinare.

Il vino a DOC “Bivongi” rosso può essere prodotto anche nelle tipologie novello e riserva.